PregheRai: Un Tuffo nel Clericalismo della TV Pubblica

by Sunend
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Illustrazione del clericalismo nella TV pubblica italiana con elementi visivi del logo Rai, una croce stilizzata e un televisore che mostra contenuti religiosi


PregheRai: Un Tuffo nel Clericalismo della TV Pubblica

La recente intesa tra la Rai e la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per la trasmissione di contenuti religiosi, soprattutto in vista del Giubileo, sottolinea ancora una volta l’influenza dominante della Chiesa Cattolica sulle reti pubbliche italiane.

Un’Apparente Pluralità

“Garantiamo pluralismo e democrazia nel servizio pubblico radiotelevisivo”, ha dichiarato Giorgia Meloni in occasione del 70° anniversario della Rai. Tuttavia, questa affermazione suona stonata, considerando che appena un mese prima la Rai ha rinnovato la sua convenzione con la Cei per altri cinque anni.

La Rai ha esteso la trasmissione della messa domenicale, del programma A Sua Immagine e di altri speciali sugli eventi della Chiesa. Questo, però, a spese dei contribuenti. Questa convenzione è stata accolta senza critiche. Il cardinale Zuppi ha elogiato l’accordo come un modo per far risuonare le parole di Papa Francesco e dare voce a realtà spesso dimenticate. Ma quali sarebbero queste realtà “censurate”? Nessun giornalista lo ha chiesto.

Una Presenza Schiacciante

La Chiesa Cattolica gode già di un’ampia visibilità mediatica attraverso canali come TV2000 e centinaia di testate giornalistiche locali e nazionali. Inoltre, il Vaticano trasmette attraverso molteplici canali radio e TV, inclusi Vatican Media HD e Radio Vaticana.

La convinzione che il rapporto PregheRai non garantisca il pluralismo è ben radicata nell’Uaar. Questo è dimostrato da un esposto presentato all’Agcom nel 2014. L’accusa? La Rai violerebbe il contratto di servizio che impone di offrire una pluralità di contenuti rispettando l’imparzialità e il pluralismo. Ma l’Agcom respinse il ricorso, affermando che non c’è obbligo di par condicio in ambito religioso. La valutazione sulla completezza dell’informazione, infatti, non può essere basata solo sul tempo televisivo.

Numeri Che Parlano Chiaro

Secondo il rapporto della Fondazione Critica Liberale, le presenze cattoliche dominano nei programmi di informazione più seguiti. Infatti, coprono l’84,3% delle apparizioni. La durata degli interventi degli ecclesiastici rappresenta oltre il 77% del tempo totale.

Le fiction religiose, soprattutto quelle di matrice cattolica, coprono il 67,2% delle puntate. Inoltre, coprono il 79,3% della durata totale delle trasmissioni. Anche i telegiornali mostrano una netta preferenza per la religione cattolica. In effetti, le percentuali raggiungono il 100% dello spazio di parola nei tg nazionali.

Una Riflessone Finale

La mancanza di pluralismo nei contenuti religiosi della Rai è evidente. È quindi fondamentale riflettere su come la televisione pubblica possa davvero garantire un’informazione equa e inclusiva per tutte le fedi e le visioni del mondo, compresi gli atei e gli agnostici.

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